E’ in atto una catastrofe.
Come per tutte le cose, anche per la parola catastrofe possiamo ricavare una grande ispirazione nell’andare alla ricerca della sua etimologia. I significati più profondi delle parole sono infatti nascosti nelle radici e, ancora prima, nei suoni delle parole stesse.
Catastrofe per me è una parola bellissima, solo il suo suono già esprime molto del suo significato.
Noi pensiamo che catastrofe significhi rovina, la fine di tutto, ma invece significa stravolgimento, capovolgimento.
E pensate: il termine greco strophè indica l’atto di volgersi, poiché gli antichi quando cantavano gli inni davanti all’altare degli dei, si giravano prima verso destra e poi verso sinistra (antistrofe) a imitare il moto orario ed antiorario dei cieli. Tutto per l’uomo antico trovava una collocazione cosmica.
Cata-strofe significa letteralmente volgere sotto, verso il basso.
Rivolgersi verso il basso.
Quindi abbiamo nella strofa e nell’antistrofa il cielo, nella catastrofe, la terra.
Questo legame tra il capovolgimento e la terra, l’andare sotto, è parecchio calzante. E’ dalla terra che arriva infatti l’energia nuova, in grado di abbattere e stravolgere il vecchio e far sorgere il nuovo.
Ora, secondo me, abbiamo dato troppo spazio al Cielo, a livello teologico e spirituale intendo, e ci siamo proprio dimenticati della Terra.
La Catastrofe che stiamo vivendo ci sta portando a rivolgerci nuovamente verso il basso per far riemergere dalla Terra l’energia nuova.
Secondo le sapienti simbologie antiche, il Cielo era Padre, la Terra era Madre.
In queste simbologie è veicolato un sistema compiuto di energia-coscienza. Possiamo dire di essere stati imbevuti fino in fondo nell’energia del Dio solare, ma cosa ne è dell’energia coscienza, delle dee lunari e telluriche?
Questo è un pezzo di noi che non ha trovato modo di farsi simbolo e ciò che non è simbolo è il suo opposto etimologico: diabolico.
Diviene diabolica e perturbante una forma coscienza che non ha potuto definirsi entro una cornice di senso compiuto, attraverso il simbolo.
Perse le dee abbiamo perso il corpo, l’intuito, l’istinto, la sensualità e anche la possibilità di dare senso alla dimensione dell’oscuro, all’interfaccia con la morte, una catastrofe in quanto capovolgimento e ritorno alla terra, rinascita e trasformazione.
Non solo: perse le Dee abbiamo perso la gioia e la pace, poiché delegando il nostro unico riferimento teologico al mito del Dio Solare abbiamo creato un individualismo ipertrofico e una società essenzialmente fondata sulla guerra, sul modello vincitori-vinti.
Ripopolare il pantheon attraverso le antiche forme-coscienza che le dee personificano significa ridare equilibrio al nostro corpo, riportare il sacro nel corpo e ricucire questa spaventosa dualità tra spirito e materia che tanto ci ha danneggiato.
Significa altresì la possibilità di fondare una società basata sulla cooperazione, la condivisione e l’uguaglianza, non perchè sia moralmente giusto, ma perchè è divenuto necessario e urgente ai fini della nostra stessa sopravvivenza fisica e spirituale su questo pianeta.
Ricondurre le dee cacciate via dal Pantheon in noi significa in una sola parola la possibilità della nostra salvezza e rinascita in un mondo nuovo e pulito.
La Guerra è finita,
che sia la Pace.
L’ha ribloggato su le7piumed'oroe ha commentato:
Che sia la Pace!
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