Io, quando scrivo, è come se dormissi ed entrassi
nel profondo della mia anima. Mi fa paura il risveglio,
il contatto matematico, aggressivo con la realtà
dalla quale vorrei finalmente slegarmi.Alda Merini
E’ radicata nel pensiero comune l’opinione che le conquiste scientifiche, le grandi scoperte della fisica, della biologia, dell’astronomia avvengano attraverso un lungo processo tutto a carico del pensiero razionale, che le computazioni, misurazioni e analisi oggettive siano le sole responsabili dei progressi della conoscenza.
Il fatto sorprendente è che lo scienziato, il vero scienziato, è, proprio come l’artista, un canalizzatore di potenti intuizioni che illuminano la sua ricerca quando il pensiero tace. L’intuizione può accadere, come ci dice Einstein, dopo che abbiamo cercato e ricercato una risposta per 99 volte e poi, nel silenzio della mente, si manifesta.
E’ noto come molte popolazione antiche, alcune con un livello di raffinatezza culturale che noi a torto abbiamo giudicato rudimentale, si avvalessero di conoscenze astronomiche all’avanguardia, nonostante la totale mancanza di strumenti di osservazione e misurazione e gli esempi a riguardo potrebbero essere numerosi.
E’ di fatto tutt’ora un mistero il fenomeno di ricorrenza di miti similari all’interno di antiche culture ancestrali che non hanno mai goduto di rapporti di interscambio, pur condividendo analoghe narrazione simboliche e cosmogoniche.
Il fenomeno del cosiddetto Entanglement quantistico e la Teoria del Campo Unificato di Coscienza potrebbero fare luce su questi aspetti, semplicemente puntando l’attenzione sul carattere a-temporale e non locale della Coscienza di livello quantico. Potremmo dunque immaginare, con il filosofo Ervin Laszlo, un Universo non tanto dissimile da quello prefigurato dalla quintessenza Akashica, l’etere degli induisti, pervaso da conoscenza e informazione in potenza che si rivelano e materializzano attraverso suoni ed immagini intuitive “agganciate” dall’Intelletto.
Questo processo che può apparire surreale è ben noto agli artisti, che sperimentano durante l’atto creativo la pienezza di un presente che è eternità. In quella presenza artisti e poeti parlano di ispirazione, che presso i Greci non assume solo i caratteri della deità: le Muse, infatti, sono figlie di Zeus e Mnemosine, personificazione della Memoria, a sottolineare come l’atto creativo aperto all’ispirazione passi attraverso la reminiscenza.