Intorno alla relazione tra visibile e invisibile ruotano grandi interrogativi filosofici. Le nostre credenze religiose separano il cielo e la terra, questa vita e l’altra vita, e il nostro pensiero filosofico divide la mente dalla materia: religione e filosofia hanno scavato un abisso tra visibile e invisibile. Che strumenti abbiamo per trasportare il non visto nel visto? O il visto nel non visto?
Il paradigma del riduzionismo e del materialismo si è sposato a secoli e secoli di negazione di un aspetto fondante per generare una vita umana che non sia fatta solo di sopravvivenza, ma anche di senso, consapevolezza e significato.
Questo aspetto è quello del sacro e del rapporto dialogico con il mondo degli invisibili.
Tutto quello che era sacro nelle antiche civiltà è stato, nella nostra, ridotto a un fenomeno di scherno, roba da fattucchiere, da acrobati dell’immaginazione, a cavallo tra la sanità e la follia.
Peccato. Nel mondo che ci ha preceduti dove esisteva la saggezza e l’amore verso l’ecosistema che ci ospita, questi pazzi furibondi, queste streghe eretiche, questi visionari, erano la salvezza della comunità stessa poichè le attribuivano fondamento attraverso la comunicazione con il mondo al di là del velo: il mondo dello spirito.
Guardare il mondo con occhi nuovi è diventato fondamentale al momento.
La realtà non è fatta di “cose”, non è materiale, non è oggettiva, ma è costituita da informazione intelligente, luminosa, scintillante che interagisce costantemente con noi e la nostra mente. Questa realtà è lo spirito stesso, il gioco eterno, la maya, che ci richiama ad entrare in relazione con essa per trasformarla.
La realtà, come la bellezza, sono negli occhi di chi guarda.
Se vogliamo cambiare la realtà dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere ed entrare, noi per primi, nella non oggettività delle cose, superando il concetto di Io come entità separata, superando il concetto di “Tu” e la falsa credenza dell’esistenza di una realtà materiale. La realtà forma un unicum con la mente. Quante più menti cambiano, tanto più velocemente la realtà cambierà.
Se più menti iniziano a superare il pregiudizio razzista, per fare un esempio, nel mondo non si manifesterà più la violenza razzista. Questa si chiama rivoluzione culturale.
Ma se parliamo di una rivoluzione più grande, di una riforma della coscienza stessa, di una riforma del nostro stesso modo di pensare. Se l’oggetto d’indagine scientifica non fosse più all’esterno, ma all’interno?
Se si cominciasse a porre l’attenzione sulla coscienza che indaga il mondo e non più sul mondo si scoprirebbero tante cose: in primo luogo che il mondo come oggi lo conosciamo è fondato su categorie che non esistono relamente, ma che sono nostri meccanismi interiori per catalogare la realtà: lo spazio /tempo stesso è solo relativo alla nostra coscienza, ma nello spazio profondo non esiste più, perchè è un prodotto di una coscienza collettiva che lo ritiene VERO. E’ la coscienza che crea ogni cosa che vediamo, ogni evento, ogni cosa che ci accade, ogni struttra sociale e gerarchica e, attraverso la coscienza, tutto questo può essere cambiato.
Questa è l’essenza del risveglio, deprogrammare la mente da categorie oramai desuete e iniziare a dire la VERITA’: non esiste alcuna realtà oggettiva, ma solo prodotti di menti che sognano insieme e attribuiscono valore ad una realtà piuttosto che a un’altra.
Ad un tratto si è deciso di credere al postulato dell’oggetività delle cose e sostituire al mito la filosofia, alla filosofia la scienza, alla scienza la tecnologia, alla tecnologia la terapia farmacologica. Nel nuovo mondo la Matrix sarà fondata su vaccini, medicine, cure chimiche per mali che possono essere curati solo cambiando mondo, cambiando mente, riappropriandosi della propria radice immortale.
In questo nuovo mondo il materialismo si giocherà disperatamente le sue ultime carte. Ma ci si renderà conto presto che non si potrà più curare il corpo fisico, perchè gradualmente il corpo fisico non esisterà più nella mente collettiva. Non esisterà più questo concetto: poichè corpo fisico in sè stesso non esiste, esiste solo come coscienza e dunque l’unica medicina possibile, nel futuro, sarà quella della somministrazione di informazioni di verità. La medicina della coscienza.
Quando guariamo da una malattia è perché abbiamo preso consapevolezza del suo messaggio. Di fronte ad una pandemia, non possiamo far altro che interpretare un messaggio non più in senso individuale, ma collettivo. Nella visione degli immaginalisti ogni evento è portatore di un messaggio, di un simbolo, di uno spirito. Guardando a quello che sta accadendo nel mondo come se fosse un grande Sogno che tutti stiamo sognando, possiamo, proprio come si fa nei sogni, interpretarne i simboli. Questo grande Spirito, che è messo sulla scena dal virus, attacca i polmoni. Nella medicina tradizionale cinese i polmoni sono legati alle relazioni con gli altri, allo scambio con l’esterno, al tema della nostra capacità di difenderci dall’altro. E’ probabile che a livello collettivo ci sentiamo stanchi di vivere all’interno di contesti relazionali basati sulla paura e sulle maschere? Avremmo forse bisogno di abitare un mondo più libero, dove sentirci con gli altri come tra fratelli senza più bisogno di doverci difendere?
La legge del paradosso vuole che l’isolamento sociale in questi tempi sia ai suoi massimi livelli. Il teatro della Matrix si mostra nella sua più vera faccia: l’altro è un nemico da cui stare lontani, da cui proteggersi e in più viviamo costantemente “mascherati”. Ma questo accadeva già solo che ora la realtà inconscia è diventata conscia e l’incubo si è materializzato. Si dice che quando un paziente sogna e dà corpo alle sue paure più profonde attraverso il simbolo ci si sta avvicinando alla guarigione e mi piace pensare che questa guarigione stia avvenendo a livello collettivo: la grande massa che si risveglia.
Gli altri simboli che sono apparsi in questo grande sogno collettivo sono il pipistrello e, recentemente, il visone.
Il pipistrello, sempre nell’immaginario collettivo, richiama il tema del vampiro. Ci sentiamo, forse, a livello di inconscio collettivo, risucchiati, sfruttati, vampirizzati? Questo sentire ha raggiunto il suo culmine e ne stiamo prendendo coscienza sempre di più. Ci sentiamo spremuti e depauperati della nostra energia vitale e della nostra passione (sangue).
L’ultimo simbolo che qui vorrei prendere in analisi è quello del visone. Il visone sempre secondo l’immaginario collettivo, rappresenta la prigionia e la perdita dell’istinto selvatico. La pelliccia, così come i peli, sono simbolo sia di selvatichezza che di capacità di proteggersi dall’esterno. In questo ultimo simbolo ricorre sia il tema del polmone che quello del vampiro.
Si aggiunge nel visone un ultimo simbolo che incarna una grandissima stanchezza sentita dal femminile: estrarre una pelliccia selvatica per farne una pelliccia da esibire come forma di vanità. La natura viene sfregiata, mutilata, scarnificata per rispondere ad un ideale di femmina addomesticata, controllabile e schiava di un ideale di bellezza imposto.
Prestiamo attenzione a quello che sta avvenendo leggendolo in questa chiave, perché ci sta dicendo molto sulla direzione che la nuova umanità dovrà prendere per liberarsi da ciò che l’ha resa schiava (siano essi demoni esterni o interni).