Siamo nati con questo pesante fardello, il nostro ego dimora in noi, fatto della stessa sostanza del piombo, del metallo pesante. Si trova sempre lì, dove hanno sede i pensieri della mente, all’altezza del nostro terzo chakra o plesso solare.
E’ a questa altezza, in questa terza dimensione della coscienza, che fino ad ora abbiamo combattuto tante battaglie, ci siamo costruiti pesanti armature ed abbiamo forgiato le nostre armi. L’ego significa tante cose, tra cui l’illusione di vivere nel regno della scarsità.
Dove c’è scarsità c’è lotta, una volta si trattava di lottare per la propria sopravvivenza fisica, oggi la lotta si è spostata su un altro piano, meno vistoso e palesato, ma proprio per questo più subdolo e doloroso.
Si tratta di molti fenomeni sottili e sotterranei come la competizione, l’invidia, il rancore, il risentimento, l’orgoglio, il giudizio, il disprezzo.
Se bene analizzate tutte queste espressioni dell’animo umano derivano dal paradigma della scarsità indotto dall’ego: non c’è abbastanza spazio per tutti, non ci sono abbastanza risorse, non c’è abbastanza lavoro, non c’è abbastanza amore e solo spintonando e reprimendo e schiacciando l’altro è possibile far fronte alle proprie necessità vitali. Il successo o la crescita dell’altro rappresenta per me una minaccia perchè mi sta togliendo qualcosa?
Ma che cosa esattamente pensiamo che l’altro ci possa portare via?
Il paradigma dell’abbondanza, che appartiene al regno del cuore, alla quarta dimensione della coscienza e all’ intelligenza intuitiva che la contraddistingue, ci dice, al contrario, che c’è un enorme quantità di spazio per tutti e che più spazio verrà occupato più ce ne sarà a disposizione. In questa dimensione viene spontaneo sostenere la crescita dell’altro e gioirne, avere rispetto per la sua visione e onorarla se questa proviene dallo spazio del cuore e può di conseguenza portare più luce e umanità nel mondo. A dispetto della logica che vige a livello di terza dimensione, in questa dimensione se condividiamo la nostra abbondanza essa si moltiplica lungi dal dimezzarsi, l’amore è l’unica sostanza che contravviene alle leggi della matematica, se lo sottrai da te donandolo agli altri, torna moltiplicato. Più dai e più ricevi: la miniera d’oro dell’amore è senza fondo.
Il processo del dare deve però avvenire da questo spazio del cuore e dell’anima. Molto spesso le opere di carità, le missioni di stampo cattolico, volontaristico o sociale vengono vissute inconsciamente da chi le pratica come sacrifici per purificare l’ anima, il dare qui non è un vero elargire che sgorga naturale dall’abbondanza del cuore, ma è ancora opera dell’ego che cerca di fare il “bravo” privandosi di qualcosa per guadagnare qualcosa in cambio, sia anche la promessa di vita ultraterrena. Questo modo di dare genera ulteriore privazione, perchè impoverisce chi lo riceve trasmettendo un messaggio di scarsità e lo induce a rassegnarsi nel ruolo di mendicante e bisognoso. Il dare partendo dal regno dell’ abbondanza significa invece mostrare all’altro la via per creare questa abbondanza da sè, trasformandosi da mendicante in imperatore.
Gli abili venditori innescano in noi l’illusione di un bisogno e ci inducono a credere di non poter fare a meno del loro aiuto per soddisfarlo, chi invece offre il suo servizio provenendo dal regno dell’abbondanza ci mostra la via del cuore attraverso cui accedere alla miniera d’oro che è in noi. In questa magica miniera senza fondo possiamo entrare solo dopo aver ucciso l’ego e rinunciato alle sue lusinghe e ai suoi capricci, è un lento processo di trasmutazione alchemica che significa passare il metallo alla prova del fuoco, fino a che non risplende l’oro.