Il problema con le discipline come la filosofia, la psicologia,l’antropologia è il medesimo che si riscontra per le religioni ed è direttamente connesso con la tendenza umana a tracciare confini nitidi e rigidi per un naturale bisogno di dare ordine e struttura alla propria psiche.
Ma una psiche ordinata in compartimenti stagni subisce periodicamente le incursioni possenti dell’inconscio, poiché esso tende a riportare il naturale equilibrio per il raggiungimento di un sé integrato .
Il sé integrato che piaccia o no non vive sugli scaffali delle accademie, ma sull’orlo dell’abisso, con la morte come unica compagna. Tutto quello che sa lo dimentica, a tutte le forme di attaccamento rinuncia, lascia andare ogni appiglio restando in equilibrio sul vuoto come un funambolo.
La resa incondizionata alle forze cosmiche rende il sé aperto e ricettivo alle possibilità creative, per questo quando arriva un “maestro”, il mondo intero traballa come scosso da un terremoto, poiché il vero maestro lascia dilagare il suo
insegnamento tra una disciplina e l’altra, rompe i confini, le tradizioni e si fa beffa di ogni dogma e dottrina.
La creatività allineata al divino non ha confini, non ci sono materi
e scolastiche, né discipline accademiche, né religioni entro cui poterla delimitare: non c’è ordine, né caos, ma c’è una danza che si improvvisa sul tempo, che segue il ritmo di una musica senza spartito.
Per questo i tarocchi ci hanno tramandato una carta come quella del Matto, poi divenuta la matta, il jolly, così diversa da tutte le altre carte del mazzo tanto da impressionare sempre i bambini. Il Matto è l’anima pellegrina che non si sofferma mai a lungo nella stessa locanda, il Jolly, tutte le carte e nessuna. Misterioso, inquietante e spudoratamente libero.